sabato 7 Giugno 2025 - Anno 34

Giuseppe Parlato. Uno studioso attento e rigoroso. Un amico di antica data

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Era il 1994 quando ebbi modo di conoscerlo. Stavo scrivendo il mio libro su Giuseppe Caradonna e la destra nazionale. La sua consulenza fu importante e significativa. Fu lui e Francesco Grisi a presentarlo. Roma 1995. Poi tante altre avventure. Parlo di Giuseppe Parlato.
Si occupò di Fascismo e delle controversie tra cultura politica e filosofia in una visione storiografica. Scrisse libri su Mussolini e sul Fascismo di sinistra e del Fascismo senza Mussolini. Studioso attento, rigoroso e paziente delle questioni delle Foibe e del mondo fiumano istriano (e) dalmata. Ricopriva importanti incarichi istituzionali dopo aver passato una vita nelle università come docente attraversando il Risorgimento e l’epoca contemporanea.
Molto vicino a Renzo De Felice e a Ugo Spirito (era presidente dei due Istituti, anzi unico istituto che portava i loro nomi) e su questi i suoi impegni accademici e istituzionali sono stati molteplici.
Giuseppe Parlato scomparso il 2 giugno. Era nato il 1953.
I suoi anni più densi di ricerca e ricchi dal punto di vista scientifico sono stati vissuto a Roma. Proprio alcuni mesi fa lo avevo incontrato nella sede del ministero della cultura. Stava lavorando a un progetto su Giovanni Gentile. Ma i suoi interessi particolari erano dentro quella storia che non conosce parentesi. La storia come continuità proprio nel segno defeliciano.
Nel volume “La Storia, una Vita. Scritti in onore di Giuseppe Parlato”, edito da Luni e curato da Simonetta Bartolini, Danilo Breschi, Andrea Ungari, c’è, infatti, il viaggio nella storia attraverso gli studi di una vita nel segno della coerenza e del coraggio applicate alla ricerca e alla meticolosità degli studi portati in evidenza sempre con i documenti e distanti da interpretazioni ideologiche.
Un uomo nella storia come vita. Un amico di antica data con il quale ho condiviso diversi incontri, eventi, discussioni sino a tarda sera. Fummo i primi a celebrare a Taranto nel 1996 la scomparsa di Renzo De Felice in un momento interessante del dibattito tra destra e sinistra con i libri di De Felice che portò sullo scenario una lettura nuova della storia contemporanea. Ricordo che fu una serata di ampia dialettica su temi allora molto scottanti. In altre occasioni parlammo sulle Foibe e il cosiddetto triangolo della morte.
Tra i suoi testi sono da annoverare
“Il sindacalismo fascista, vol. II: Dalla “Grande crisi” alla caduta del regime (1930-1943)”, 1989; “Renzo De Felice: il lavoro dello storico tra ricerca e didattica”, (curatore, assieme a Giovanni Aliberti),1999;
“La sinistra fascista: storia di un progetto mancato”, 2000; “Benito Mussolini: una biografia per immagini”, 2001; “Fascisti senza Mussolini: le origini del neofascismo in italia (1943-1948)”, 2006. “Mezzo secolo di Fiume: economia e società a Fiume nella prima metà del Novecento”, 2009; “Gli italiani che hanno fatto l’Italia. 151 personaggi per la storia dell’Italia unita 1861-2011”,  2011; “Renzo De Felice: Scritti giornalistici”, 3 volumi, (curatore), 2016-2019, “La Fiamma dimezzata. Almirante e la scissione di Democrazia Nazionale”, 2017; “Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra. Dal qualunquismo ad Alleanza Nazionale” (con Andrea Ungari), 2021.
Proprio su quest’ultimo testo avemmo diversi incontri e confronti perché parte della storia della nascita di Alleanza Nazionale era nel mio archivio privato insieme ad alcuni fatti che hanno visto in primo piano Francesco Grisi e il sindacato libero scrittori italiani.
In una delle sue ultime interviste ha sottolineato: “…A differenza di cattolici, sinistra e centro laico, la destra non ha pensato a costruire dei centri in cui poter preparare dei giovani alla vita culturale e accademica; la destra è stata caratterizzata da notevoli individualità a livello culturale, meno a livello accademico, ma non sempre disponibili a lavorare in squadra e a creare reti all’interno delle quali fare crescere i giovani. A questo stiamo lavorando da anni, dialogando e collaborando con tutti. Senza la richiesta di tessere di partito, anche perché noi per primi non ne abbiamo. Allo stesso tempo, però, vogliamo offrire il nostro contributo affinché sia sempre più plurale l’interpretazione storiografica dell’Ottocento e del Novecento”.
Uno studioso che ha fatto della dialettica e dei documenti una priorità. Poneva al centro la visione dei fatti e la storia era costruita sui documenti che stavano venendo fuori. I suoi saggi restano una testimonianza pregnante e motivante per continuare quel lavoro che puntava a restituire verità storiche. Stava preparando un suo libro su Gabriele d’Annunzio.
Era un amico di tante battaglie culturali.

Pierfranco Bruni

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