Vi sono libri la cui nascita sembra fortemente voluta da un imperscrutabile destino.
Il caso si attaglia in modo esemplare a questa biografia scritta da Roberto Roseano, un autore che ho conosciuto nel 2017, quando, da presidente del Premio Acqui Storia, ebbi il piacere di premiare il suo libro “L’Ardito”, vincitore nella categoria romanzi storici. Nell’incipit aveva informato i lettori che quell’opera era nata solo perché un proiettile o una scheggia di granata non aveva spezzato la vita di suo nonno, sergente maggiore degli Arditi, passato miracolosamente indenne attraverso numerosi combattimenti durante la Prima guerra mondiale. Da allora Roseano ha realizzato altri quindici libri sui Reparti d’assalto italiani della Grande Guerra, sempre caratterizzati da approfondite ricerche storiche e spesso arricchiti da biografie di ex combattenti in quelle unità d’élite.
Ancora una volta il caso, o il destino, ha voluto che qualche mese fa egli decidesse di mettersi sulle tracce del comandante del XXX Reparto d’assalto, il maggiore Umberto conte Augusti, scoprendo che aveva un fratello, di nome Gino, classe 1887, definito da d’Annunzio “l’Arditissimo Conte” poiché aveva guidato un’epica carica di cavalleria a San Pietro Novello, vicino a Monastier di Treviso, durante la battaglia del Solstizio, che gli era valsa non solo la Medaglia d’Argento al Valor Militare, ma soprattutto una grande e duratura notorietà.
Ulteriore scoperta è stata quella dell’esistenza di un nipote, Giovanni Martines Augusti, storico della comunicazione e giornalista televisivo di inchiesta in Rai, che negli ultimi anni aveva raccolto tutti i cimeli del nonno per farne un museo nel palazzo di famiglia, il Palazzo Antonelli Castracane Augusti Martines, noto come il “Palazzo dalle 100 finestre”, sito a Brugnetto di Trecastelli, a pochi chilometri da Senigallia. Non si trattava di qualche arrugginito ferro vecchio, bensì di innumerevoli memorabilia di straordinario interesse, grazie all’amicizia del conte Gino Augusti con eminenti personalità militari, politiche e artistiche della prima metà del XX Secolo. Tra quegli oggetti spiccano senz’altro la sella e il frustino di Francesco Baracca, che fu suo compagno di collegio e di Scuola Militare a Modena; numerosi doni e libri con dedica di Gabriele d’Annunzio, oltre a una serie di foto della guerra Italo- Turca con sue didascalie autografe (Augusti prese parte anche a quel conflitto); la guida di Berlino donatagli nel 1914 da Manfred von Richthofen, il “Barone Rosso”; un mappamondo di Italo Balbo dopo la trasvolata atlantica, oltre a varie foto con dedica; un orologio da muro regalato da Giacomo Puccini in occasione del suo matrimonio. Non finisce qui. L’amicizia sin dal 1918 sul Piave con Ernest Hemingway è testimoniata dai suoi principali libri con dedica, da un bastone da passeggio e da un ananas (una bomba a mano, inerte). Inoltre, c’è sir Winston Churchill. Pochi in Italia possono vantare d’averlo ospitato nella propria dimora. Ciò avvenne il 24 agosto del 1944, prima che si recasse a Montemaggiore ad assistere all’avanzata delle sue truppe verso la Linea Gotica. In molte foto di quei giorni appare a colloquio all’aperto con i generali Alexander e Anders, seduto in una comoda poltrona Frau, che gli aveva prestato proprio il Conte e che è ancora conservata a Palazzo. Il premier inglese, nel dopo cena, gli aveva anche affidato un incarico segreto e molto delicato, di cui è rimasta traccia: andare a Salò e consegnare un messaggio a Mussolini. Già da queste amicizie si può intuire quanto articolata ed intensa fu la vita del conte Augusti, al punto che anche Giuseppe Prezzolini volle incontrarlo, con lo scopo di scrivere la biografia di quel “cavaliere del 900”. Purtroppo, il progetto non andò a termine a causa della morte del Conte nel settembre del 1963.
Il destino, per fortuna, ha disposto diversamente e la sua mano invisibile ha fatto sì che la storia dell’Arditissimo Conte venisse intercettata proprio da uno scrittore esperto di arditi, come Roseano, che non si è fatto sfuggire l’occasione, portando a termine l’impresa in modo brillante, con testi accurati ed avvincenti.
Il libro si compone di due parti. La prima è dedicata alla vita familiare, militare e sociale del conte Augusti, che l’autore ha innestato nei grandi fatti storici di cui è stato protagonista o testimone. La seconda parte è suddivisa in varie sezioni: le “aristocratiche amicizie” del Conte, nel senso di migliori, con i relativi memorabilia; la storia delle tre antiche casate da cui egli discendeva; una sintetica biografia del fratello maggiore, Umberto Augusti; la descrizione del “Palazzo dalle 100 finestre” e della “Casa Museo Gino Augusti 900”.
Il volume è impreziosito da un imponente corredo iconografico, circa 300 immagini e fotografie.
Il conte Gino Augusti, ufficiale in varie unità di cavalleria, tra cui i Lancieri di Milano e di Novara e i dragoni del Genova, pluridecorato (ebbe anche una Medaglia di Bronzo nel 1916 in forza ai bombardieri), podestà di Corinaldo e primo sindaco di Ripe dopo la liberazione, è una figura che merita d’essere conosciuta se non altro perché attraverso la sua vita possiamo ripercorrere i fatti salienti della contrastata prima metà del Novecento e persino scoprire vicende poco note o addirittura segrete. Il libro è disponibile su Amazon.
CARLO SBURLATI