giovedì 10 Ottobre 2024 - Anno 33

COUNSELING E ANSIA DA PRESTAZIONE

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L’ansia da prestazione è normalmente associata alla vita sessuale, ma riguarda in realtà quel disagio che accompagna l’obbligo di dimostrare la necessità di raggiungere un risultato, con fantasie negative in caso di fallimento.
La vita sessuale è quindi uno dei contesti in cui una persona può sentirsi sotto esame e obbligata a dimostrare competenze pratiche ed emotive a qualcuno, talvolta a sè stessi. Il lavoro, lo studio, lo sport, l’aspetto fisico e ogni altro ambito della vita possono far sentire la persona sotto pressione, sotto esame di un giudice, vero o immaginario, che rende la vita faticosa e insoddisfacente.
L’ansia da prestazione è l’anticipazione, fatta dalla nostra mente, di un impegno, una sfida, un confronto che ci appaiono così spaventosi perché temiamo in modo abnorme le conseguenze derivanti dai nostri limiti.
I limiti fanno però parte di ogni elemento esistente nell’universo. Tutto è destinato a cambiare forma e consistenza, e il tentavo di mantenere lo status quo non ha alcuna speranza di successo.
L’ansia è uno stato della mente, caratterizzato da preoccupazione o paura, la cui origine può venire riscontrata in un evento esterno alla persona, o interno a essa (pensieri, immagini, ricordi ecc.). La paura è un’emozione e ha la funzione di allertare l’organismo in presenza di un pericolo.
La paura produce l’attivazione di alcune funzioni dell’organismo, la modificazione di altre e lo spegnimento di altre ancora. L’evoluzione della paura ha consentito all’uomo di sopravvivere in presenza di predatori o di minacce naturali. Preparare l’organismo alla lotta o alla fuga, disattivando temporaneamente i comportamenti sessuali o sociali, permette una reazione pronta che aumenta la probabilità di sopravvivenza.
Quindi, in presenza di una minaccia, accelerare i battiti cardiaci per aumentare il flusso di sangue, spostare il flusso dallo stomaco, dall’intestino o dagli organi genitali ai muscoli delle gambe o al sistema di vigilanza, consente di essere pronti alle azioni per la sopravvivenza. L’ansia si genera quando si teme la presenza di un pericolo, anticipandone la manifestazione.
Si tratta, in questo caso, di pericoli legati alla vita sociale e non alla sopravvivenza. In chiave evoluzionistica, le disfunzioni sessuali risultano inadatte alla riproduzione e, quindi, un pericolo per l’individuo, che ha meno probabilità di avere figli.
La paura di andare incontro a un episodio di impotenza è, per l’uomo, un pericolo sia per la minore probabilità di riprodursi, sia per le conseguenze relazionali dell’eventuale cronicizzazione del problema.
Un episodio può essere frutto delle circostanze, quali stanchezza, caratteristiche del partner o della relazione, uso di sostanze, ma molti soggetti si spaventano e, successivamente, creano essi stessi le condizioni per il ripresentarsi dell’impotenza.
Così inizia il circolo vizioso dell’ansia da prestazione sessuale. Il primo episodio diventa la fonte di preoccupazione per il futuro.
Quando nella mente si prefigura la possibilità di un rapporto sessuale, si palesano i fantasmi del fallimento i quali agiscono in modo opposto all’eccitamento necessario per avere l’erezione.
Il timore dell’evento attiva il sistema di allarme che, nel nostro organismo, è incompatibile con l’eccitazione.
Se scatta l’allarme, l’eccitazione sessuale si spegne. La rilassatezza e l’abbandono sono i presupposti che consentono l’erezione. Combattere con il pene eretto sottrarrebbe risorse per la sopravvivenza, e l’organismo si è evoluto per dirottare tutte le risorse verso i distretti corporei che si attivano nella lotta e nella fuga.Il circolo vizioso nasce con un primo episodio e si alimenta di pensieri che producono le condizioni perfette per il fallimento. Interrompere il circolo è l’obiettivo dell’aiuto relazionale.
Questo può essere ottenuto accompagnando la persona ad affrontare in modo progressivo le prove che lo spaventano. La focalizzazione sulla ricerca del piacere, anziché sulla prestazione e sul monitoraggio dell’erezione, è il primo passo verso la rilassatezza necessaria.
La ricerca di esperienze sessuali senza raggiungere l’orgasmo e senza penetrazione, consentono inizialmente di ritrovare fiducia nella possibilità di uscire dal tunnel. Dopo esperienze di piacere sempre più ricche, verrà consentito ai partner di sperimentare nuovamente la penetrazione. È necessario arrivare a questo passo al momento giusto, ed evitare un approccio prematuro alla penetrazione. La fretta, infatti, è un pericoloso nemico, uno dei tanti fantasmi che minano l’erezione e la fiducia ma, allo stesso tempo è importante non prolungare troppo l’attesa.
Possiamo scegliere di non vivere ritirandoci da ogni confronto con il mondo esterno, ma questo rappresenterebbe la rinuncia a tutto ciò che invece ci interessa e ci aggrada. L’ansia da prestazione è l’ansia di vivere. Possiamo gestire l’ansia accettandone la presenza in noi e tollerandone gli effetti sgradevoli. Col tempo, affrontando le sfide che si frappongono al raggiungimento di momenti di piacere, l’ansia tenderà a ridurre la sua presa su di noi. Il segreto è accettare la sfida della vita e non rinunciare. Se diamo retta alle paure finiremo per paralizzarci.

Filippo Chiarlo
Gestalt Counselor Professionale
f.chiarlo@email.it

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