sabato 22 Marzo 2025 - Anno 34

SCUOLA, GRAVILI: L’INCLUSIONE PIETRA MILIARE, ABOLIRE LE BARRIERE CULTURALI

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Inutile parlare di inclusione, festeggiare la giornata del ‘calzino spaiato’ nelle scuole materne ove si celebra la diversità come valore aggiunto per la comunità, solennizzare vittorie importanti dei nostri atleti paralimpici, se poi mancano le basi di un’alfabetizzazione culturale circa la disabilità e restano parole ‘vuote’ prive di un significato profondo.  Bisognerebbe, fa notare Giovanni Gravili, neo eletto Responsabile del Dipartimento Disabilità e Sanità per il partito politico +Europa regione Lazio, in primis spiegare ai nostri ragazzi quanto possa fare male sentirsi discriminati. Perché nel 2022 non è davvero ammissibile dover ancora parlare di barriere culturali, perché in fondo sono queste, ancor più di quelle architettoniche a dover essere abbattute per i disabili.  Non è possibile nel 2022 dover raccontare di una ragazza praticamente relegata in un angolo nel corso della foto di classe, solo perché costretta dalla nascita in sedia a rotelle. Dove si nascondono il senso di solidarietà e di inclusione nei nostri ragazzi?
Il fatto di cui parliamo è avvenuto a luglio 2022 presso l’istituto tecnico-turistico R.I Montalcini di Acqui Terme sezione A, la ragazza Mamone Valentina, ha terminato il terzo anno della scuola superiore e come da rito si procede alla classica ‘foto di classe’.
Il padre Mamone Girolamo in data 23 luglio ha proceduto ad un esposto presso la Legione Carabinieri ‘Piemonte e Valle d’Aosta’, Stazione di Rivalta Bormida, in cui ha denunciato i fatti suddetti chiamando in causa la scuola, chi ha scattato la foto, l’insegnante di sostegno, Gabutti Simona, in quanto profondamente amareggiato dal notare una totale mancanza di empatia da parte dei compagni nei confronti della propria figlia, posizionata praticamente a margine nella foto di fine anno, lasciata in disparte, in un angolo, e dimenticata dal gruppo classe e da chi, insegnanti e fotografo, avrebbero dovuto accorgersi di tale evidente ‘emarginazione’ e discriminazione ai danni di Valentina , affetta da tetraparesi spastica per sofferenza neonatale e per questo invalida al 100%  dalla nascita.
La Preside contattata dal padre, ignara di quanto accaduto, mortificata, si è scusata ed ha proposto di rifare la foto, proposta ritenuta del tutto inutile da parte del padre. Perché, parliamoci chiaro, Il problema è davvero la foto?
Chiaramente il Signor Mamone ha voluto, negando il consenso a rifare la foto ‘incriminata’, lanciare un messaggio forte e chiaro alla scuola, il male inferto a sua figlia non si cancella con un nuovo scatto. La ferita provata da quella ragazza e dalla sua famiglia non può cancellarsi stracciando una foto e fingendo da parte dei compagni ora effettivo interesse e magari abbracci e sorrisi intorno alla carrozzina. Minimalista e banale pare dunque, fa notare Gravili, la soluzione proposta dall’Istituto, non serve cambiare il set, ciak si rigira, prima scena venuta male, rifacciamo, la vita reale è altra cosa, ci sono in ballo sentimenti, emozioni e giustamente la foto non è il reale problema per quella 3° A, ma lancia un campanello d’allarme.
Evidenzia un’amara rappresentazione di uno spaccato che probabilmente si ripropone quotidianamente in classe, la ragazza è stata emarginata, dimenticata ed esclusa dal gruppo dei pari esattamente come, con buona probabilità, accade nelle altre ore di lezione o negli intervalli, nessuno si cura di lei e del suo sentire, se vi fosse un clima diverso nessuno mai avrebbe pensato di lasciarla in un angolo, ma sarebbe stata collocata dinanzi alla classe con tutti i compagni intorno. Quindi qui il problema più grosso resta abbattere le barriere culturali al fine di permettere da un lato a tutti i ragazzi affetti da qualsiasi tipo di disabilità di poter vivere una vita il più possibile gioiosa ed inclusiva nella società in cui vivono e dall’altro far riflettere quei giovani, più fortunati in quanto in salute, su quanto sia doveroso ed importante saper accogliere chi ha avuto meno fortuna, porgendo la mano e non voltando le spalle o lo sguardo dall’altra parte.

ERICA VENDITTI

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