mercoledì 22 Gennaio 2025 - Anno 34

CORTEO, COLTELLO, CAPODANNO

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Miscela esplosiva di tre parole… “CORTEO, COLTELLO, CAPODANNO”

Da qualche mese le parole “corteo” e “coltello” hanno guadagnato le prime pagine della carta stampata e delle cronaca e, purtroppo non in senso positivo. I Cortei, sana forma di protesta e, a detta di tutti, sanciti dalla nostra Costituzione, anche forse con dei doveri, si sono spesso trasformati in violente azioni di protesta o di appoggio a qualche causa, perdendo l’essenza del loro essere. E non importa se le proteste violente specie contro le Forze dell’Ordine siano di pochi o di molti perché importanti sono sia il danno di immagine del nostro paese che i danni economici causati dalle devastazioni sempre più frequenti.
In questo mare di diritti annega sempre più spesso la volontà della protesta civile, la volontà di perseguire gli scopi annunciati della protesta che spesso si scontra con altre rivendicazioni che nulla hanno a che vedere con l’origine del corteo, che per quella stessa origine aveva avuto l’autorizzazione da chi di dovere.
Altro aspetto dei nostri sempre più frequenti cortei, derivazione di scioperi che avvengono stranamente sempre il venerdì, è quello che a ”scioperare” non sono in maggioranza i lavoratori ma delle frange di giovani o di gruppi estremisti che con il lavoro sembrerebbero aver poco a che fare. Anche qui, come in tante altre circostanze le Forze dell’Ordine hanno, per così dire, le mani legate poiché qualsiasi intervento deve fare i conti con le critiche sulla violenza di chi la violenza dovrebbe avere il sacrosanto diritto di non tollerare, nell’interesse dell’ordine pubblico e dei cittadini, quei cittadini che lavorano e che sempre più spesso vedono le loro attività gravemente danneggiate al passaggio della pacifica protesta.
Passiamo ora alla parola “coltello” arma subdola, vile, ma micidiale se usata per offendere. Anche qui ci si “ripara” dietro la necessità, sempre più addotta a scusa per il loro possesso, che il coltella serva per difesa  da un qualcosa che potrebbe accadere in qualsiasi momento. E spesse volte questa scusa dai media viene quasi accettata, quasi avvalorata come una necessità nelle nostre sempre più violente e  degradate periferie, nelle nostre “zone franche” di molte delle grandi città specie del Nord dove la presenza di individui di cultura ed idee diverse cerca di prevalere su chi da tempo queste periferie, rifugio di gente umile laboriosa , sta mutando in aree davvero ad elevato rischio. E poi da mesi anche le cronache spicciole raccontano di accoltellamenti nelle più svariate situazioni, davanti alle discoteche, con ragazzi dalla mente fuori controllo per ore di musica assoldante, assunzione bevande alcoliche e sostanze stupefacenti  che rendono le persone irascibile ed aggressive.
Anche il diverbio più banale per una questione di viabilità o per uno sguardo di troppo ad una ragazza è occasione per tirare fuori un coltello e farne uso con conseguenze speso tragiche. E questo fenomeno, con buona pace di stampa e media sta  diventando sempre più frequente. Anche in questo caso sarebbe auspicabile una maggiore severità, perché anche un semplice coltello da cucina, magari di quelli da carne con la punta affilata, diventa una vera e propria arma.
Pertanto anche il possesso di uno di questi semplici coltelli di uso comune, avrebbe bisogno di una disciplina, di una qualche forma di autorizzazione a detenerlo portandolo con se e severi controlli a campione che ne possano far emergere il possesso, un poco come si sta facendo con il tasso alcolico di chi si trova alla guida di una vettura, anch’essa considerata un’arma, quando non condotta con piena lucidità e riflessi appropriati.
Chiudiamo con la parola “Capodanno”. Anche qui da alcuni anni quella che era una festa di allegria e di buoni propositi, del ritrovarsi delle famiglie e degli amici, magari per una serata casalinga con la Tombola ed altri giochi di società, si sta trasformando in manifestazioni di massa nelle piazze di città grandi e piccole, manifestazioni che prevedono musica a tutto volume, bevande che nonostante i divieti sono prevalentemente a base i alcool, sballo, come si dice oggi dettato dalla voglia di far qualcosa, di divertirsi ad ogni costo e senza freni. Dopo l’esperienza negativa degli scorsi anni, in qualche modo si è cercato di dare una disciplina al tutto, creando delle aree appositamente attrezzate per concerti e raduni di vario genere. Si è cercato di limitare l’accesso a tali aree ai violenti e, numericamente, ad una massima capienza preventivamente calcolata dalle Autorità a tale scopo preposte. Ancora una volta i risultati, come per i famigerati “botti”, non sono stati all’altezza delle aspettative, specie in quella Milano che da qualche anno si propone come una città moderna, accogliente e sicura, tutti aggettivi che nel recente Capodanno, come nella quotidianità, non hanno trovato riscontro, lasciando libero spazio a gruppi violenti più o meno numerosi, ma che hanno preso possesso di aree e di spazi destinati a tutti e ad altro che non riguarda certo insulti alle Forze dell’Ordine , alla nostra Nazione che tanti di essi bene o male ospita, cerca di integrare, cerca di capire, ma non può certo permettersi, più di tanto, di mantenerli a fare nulla. Certe forme di comune convivenza, anche di culture diverse, hanno bisogno della reciproca volontà di progredire con fatica, scambi di idee, ma sempre nell’ambito del civile convivere e mai nello sventolare la sola bandiera del “Diritto sempre e ad ogni costo”. Questi “Capodanno” sono stati un’ulteriore  prova di quanto le parti politiche, Governo ed Opposizione, siano tra loro distanti e di quanto la nostra Chiesa, non riesca ad entrare nel tessuto sociale, nella vita dei giovani e delle famiglie, forse troppo china sulla bontà di una accoglienza sempre e comunque, una accoglienza che essendo indiscriminata  crea i presupposti di far sparire anche quella consistente parte di persone che vengono da noi con l’intento di sacrificarsi per trovare un lavoro, con l’intento di essere grati ad un Paese, il nostro, che li accoglie, li sistema sul suolo nazionale, ma poi spesso li abbandona. E, purtroppo al di la delle “grida” della stampa e dei media delle due parti politiche è la nostra tragica realtà. Il Capodanno2024/2025 ci ha fatto comprendere che in alcune aree della nostra bella Italia non potremmo più essere in grado di entrare e far rispettare le Leggi.
In queste festività quanto si è parlato del Natale, delle celebrazioni religiose, del vero significato di queste nostre tradizionali feste? Zero!!!! Auguri!!!

Pier Marco Gallo

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