domenica 18 Maggio 2025 - Anno 34

GIOVANI VIOLENTI E TRISTEMENTE SOLI

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Ormai è cronaca quotidiana la tragica fine di giovani vite, vittime di risse, accoltellamenti, colpi di pistola o assalti del solito “branco”, brutto termine di moda ed  usato da sempre solo per il mondo animale, ma e particolarmente per animali predatori.
In un tempo oramai lontanissimo erano la figura paterna e la severità della scuola a “far sbollire”, se necessario, gli ardori giovanili, con metodi non sempre ortodossi, ma sicuramente efficaci. Ma queste due “istituzioni” erano prevalentemente rivolte al mondo maschile in quanto le ragazze ricevevano ben altra educazione e sapevano di non poter andare impunemente oltre certi limiti. Ma questa è storia passata ed al riviverla  si potrebbe incorrere nelle ire di chi questo mondo ritiene ormai superato e vetusto. Se sia vero o meno sarà la storia dei prossimi decenni a rivelarcelo.
Ad oggi le “tre” Autorità della società, la famiglia, la scuola ed anche la religione hanno perso rapidamente valore sia come scuola di vita che come aspetti del vivere che non si potevano mettere in discussione. Vita sregolata, tirare tardi tutte le sere, ingozzasi di rumori ed altro nelle discoteche, non sentirsi in obbligo di accettare non un semplice e diretto “no” , ma neppure un “non si dovrebbe” portano, e la cosa sembrerebbe oggettivamente non confutabile, ad un modo di vivere dei nostri giovani e giovanissimi improntato al “faccio tutto ciò che voglio sempre e comunque” con i risultati che sono cronaca quotidiana di famiglie distrutte dal dolore o per la perdita di un giovane figlio o figlia o per le porte del carcere che si aprono (neppure troppo) per chi queste giovani vite ha contribuito a spezzare.
Eminenti psicologi si affrettano a ricondurre questa violenza e questo stato di perenne conflittualità con un minimo di vivere civile e di tolleranza al fatto che durante il Covid i giovani sono restati rinchiusi in casa per diversi mesi, maturando dentro di se una qualche rabbia verso tutto e tutti da sfogare oggi in maniera solo violenta o di eccessivo “sballo”. Ma sarà proprio così? Sarà questa la verità o le cause potrebbero andarsi a ricercare altrove?
Forse si, ma questa spiegazione è certamente la più comoda e solleva tanti attori della nostra società dalle loro colpe. In primis le famiglie che nel tempo hanno gradualmente lasciato soli i loro figli, prima davanti alla tv ed ora liberi di scorrazzare sui social, di bersi ogni cretinata, di emulare ogni mala azione che viene loro propinata, quasi fosse un modello di vita. Quindi nessun controllo, nessun no per evitare lo scontro anche violento, per evitare di rompere anche quell’essere sotto lo stesso tetto, condividendo poco o nulla di tutto il resto.
Qualcosa di questo malessere nasce anche da lontano, da molto lontano, da quando le famiglie per vivere meglio hanno avuto la “necessità” che entrambi i genitori lavorassero, fossero fuori casa per l’intera giornata con i figli  il più delle volte dai nonni, che seppur pieni di buona volontà non hanno più ne la forza ne la capacità di imporre ai loro nipoti una qualche regola di vita, una qualche scala di valori irrinunciabili, una qualche luce da seguire che sia propria e non di altre persone.
Poi, a seguire anche la scuola ha dovuto chinarsi alle “regole” dei ragazzi, degli alunni, sempre più spesso intolleranti a qualsiasi disciplina, a qualsiasi rimbrotto a qualsiasi “punizione”, subito e prontamente spalleggiati dalla famiglia che, non di rado, passa alle vie di fatto con insegnanti e docenti. Perfetto connubio per completare l’opera di creazione di un immenso “IO” di un immenso senso di onnipotenza che nulla e nessuno può mettere in discussione, costi quel che costi.
I nostri giovani anziché “crescere” e progredire serenamente verso un futuro, si aggregano in “branchi” numerosi e violenti si sentono forti del numero e dell’impunità, si fanno scudo del loro essere un qualcosa all’interno di qualcosa che non è la società, ma un piccolo scampolo di tribù con le sue leggi e le sue regole. Pronti a giocarsi la salute nello sballo o nella velocità delle loro auto, pronti a colpire chi da questo “branco” non accetta di essere sottomesso, deriso, derubato.
Abbiamo mai sentito, dalle cronache che sia stata chiusa una discoteca? Non ci risulta eppure si sa benissimo che all’interno di esse la maggiore età e un optional, il consumo di alcool e droga una consuetudine, l’appartarsi in squallidi bagni una normale espressione di affettività.
E poi cosa è rimasto della religione, la nostra religione, che, nel bene o nel male cercava di guidare i ragazzi verso una maturità adulta, verso un rispetto del prossimo e delle regole alla base di un vivere civile. Cosa è rimasto di quel mondo dove ragazzi e ragazze trovavano nella Messa della domenica motivo di incontro, motivo di potersi vedere quasi di nascosto per scambiarsi qualche innocente affettività? Nulla è rimasto nella stragrande maggioranza dei casi anche se, ultimamente, si sono viste folle di ragazzi e ragazze a Roma per il Giubileo prima e poi per la morte ed i funerali di Papa Francesco. Ma, e per fortuna, esiste ancora con i suoi lati luminosi ed a volte anche oscuri, questo mondo, questo modo di concepire la vita al di fuori di sballo, movida, droga, aggressività, intolleranza di tutto e di tutti. Litigare come i gladiatori nell’antica Roma, non per divertirsi, ma per uccidere anche a mani nude, a calci in testa. Uccidersi per andare più forte in auto per poi sistemare sui social l’impresa fino a quando lo schermo non diventa nero e tutto di capovolge intorno come nella “Canzone per un’amica” dei Nomadi di tanti, troppi anni fa.
Il famoso e temuto “servizio dii leva” è stato da anni sospeso anche perché si era trasformato in un mero “proforma” quasi un fastidio” da smaltire sui treni o sull’auto verso casa il prima possibile. Questo servizio di leva , forse non aveva più senso e sarebbe stato opportuno adattarlo alle mutate esigenze della società, ma sarebbe sempre stato un “modello di vita” un modo sano di conoscere e rapportarsi con gli altri ragazzi e ragazze. Un periodo magari breve di pochi mesi, da poter ripetere anche più volte e con una piccola retribuzione che non avrebbe di certo rovinato le casse dello Stato come hanno fatto “recenti imprese” della nostra politica.
Siamo giunti alla fine delle nostre considerazioni praticamente senza una risposta ai problemi attuali dei nostri giovani, Italiani o ospiti non sempre legalmente giunti del nostro Paese. Ognuno di noi avrà una sua idea, maggiore rigidità di famiglie, scuola, istituzioni, maggiori controlli da parte delle Forze dell’Ordine, maggiore severità nel punire i colpevoli dei tanti reati anche piccoli che però fanno male. Ma oggi, diciamocelo chiaramente, ogni forma di Autorità è ancora gradita?
La risposta è no, un no senza compromessi a volte anche con la supponenza di prendere qualche voto in più alle elezioni e qualche voto in meno in condotta.

Pier Marco Gallo

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