martedì 22 Ottobre 2024 - Anno 33

VERSO NUOVE REGOLE O RIPRENDERE LE VECCHIE

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Dove ci porterà il disagio giovanile?
VERSO NUOVE REGOLE O RIPRENDERE LE VECCHIE

Le cronache giornaliere sono ormai da tempo testimoni di fatti ed accadimenti anche gravi che stanno sempre più coinvolgendo giovani e giovanissimi. Questi ultimi  paiono essere sfuggiti a qualsiasi forma di controllo ed autodisciplina che le famiglie in primo luogo, la società e la scuola, non sembrano più in grado di trasmettere.
Anche in Francia la ribellione trova sfogo, anche in molti giovani e giovanissimi, da fatti di cronaca che, seppur gravi e forse evitabili, vedono sempre protagonisti i professionisti della guerra urbana. Ed anche la giovane vittima si trovava su un mezzo che non potevano condurre ed  avere a disposizione e con compagni che sembrano  essere il volano che muove queste “bravate” spesso finite  in tragedie.
Anche da noi i giovanissimi  o giovani appena maggiorenni si rendono protagonisti di fatti che si potrebbero riscontrare solo nel peggiore dei videogiochi, ma che, invece si trasformano in cruda realtà. Una serie di cause ha portato i nostri giovani ad ignorare quanto di giusto e corretto deve esistere in una società civile. Troppe sono le lusinghe che subdolamente si insinuano in loro. I media che descrivono un mondo lontano dal reale, la possibilità di ottenere facili guadagni senza sforzi eccessivi. Gli enormi e non giustificati guadagni di calciatori, sportivi in genere, attori, conduttori televisivi e quanti della loro vita pubblica fanno una fonte di guadagno. Ed allora perché impegnarsi nello studio, nel lavoro, nella fatica quotidiana, quando il denaro “facile” è a portata di mano.
Il concetto tradizionale  di famiglia negli anni si è andato scolorendo in un misto di amicizia, convivenza forzata, reciproca sopportazione, cambiamento delle figure di riferimento quali i due genitori, spesso separati, riaccompagnati, tesi a litigarsi un figlio o una figlia solo per fare dispetto all’ex di turno. Giovani con famiglie provenienti da altri paesi ed altre culture, anche se nati e cresciuti nel nostro Paese, hanno spesso difficoltà ad integrarsi, a capire che non è la rabbia, ma l’impegno, la giusta direzione da prendere.
Anche a livello di eminenti psichiatri o psicologi dopo anni di sbandieramento di “libertà a tutti, di amicizia tra figli e genitori, di una scuola sempre e comunque perdente”, stanno chiedendosi se quella era davvero la direzione giusta o si renderà necessaria una deviazione da questa “rotta libera”.
Ma una nuova direzione avrebbe necessità di riallineare anche gran parte dei genitori e forse anche dei nonni. Impresa davvero difficile specie nelle grandi periferie dove  vige la legge del più forte, del più scaltro del più “in” come modello di vita in disprezzo dell’autorità, di una società, piaccia o no, basata su livelli diversi, su diversi compiti e responsabilità. L’autorevolezza degli insegnanti è stata distrutta dal “tutti uguali” dal “tutti promossi” e l’autorità di coloro che all’ordine pubblico sarebbero preposti, minata da mille regole, mille burocrazie, mille possibilità di farla franca con la concreta possibilità che un giudice dia quasi sempre ragione a chi ricorre e quasi mai a chi ha creduto o pensato di fare il proprio dovere di tutore della legge o di insegnante.
Si possono accampare mille scuse e mille ragioni per dire che è colpa della società che non integra, che non da possibilità, che lascia le persone senza aiuti economici, che discrimina. Ma questa è la via breve di un lungo percorso che sarà difficile intraprendere, che sarà difficile soprattutto iniziare, dopo anni di “tutto permesso” anche a ragazzi e ragazze che si affacciano alla vita  e delle cui decisioni giuste o no che siano, nessuno, men che meno la famiglia, deve intromettersi.Se io posso guadagnare facile facendo ad esempio l’influencer, perché dovrei impegnarmi nello studio o nel lavoro, se io posso guadagnare bene cedendo qua e la un “qualcosina”, se io posso avere soldi in questo modo a cosa serve l’impegno ed il rispetto verso gli altri, siano essi insegnanti, persone di chiesa, educatori?
Se si cerca un lavoro, cosa difficile, lo si vuole ben remunerato, anche se non si ha esperienza, lo si vuole libero il sabato e la domenica, lo si vuole vicino casa e che non inizi troppo presto e non finisca troppo tardi, perché la sera e parte della notte è dedicata al divertimento alla “movida” agli amici. Un tempo assai lontano finita la scuola, magari le sole Medie Inferiori, ci si cimentava nel lavoro di apprendistato che poteva durare un paio di anni, sino a quando il mestiere non era “entrato”.
Paga davvero pochina, ma sicurezza che in un futuro non lontano qual lavoro sarebbe stato “nostro” e sicuro. Poi se si voleva esisteva anche lo straordinario; ore di lavoro in più ben remunerate che, a fine mese, “gonfiavano la busta paga”.
In seguito e negli anni ci siamo evoluti, con buona pacis di molte organizzazioni. E’ sparito lo straordinario, è scomparso l’apprendistato e le ore di lavoro sono sensibilmente diminuite. I contratti sono diventati una marea di regole, regolicchie, prese in giro, a termine brevissimo o breve. Il famoso posto fisso un miraggio. La scuola, lo studio, la severità dei giudizi ed anche una parte della vita dei giovani al servizio della Nazione erano due cardini, due porte da oltrepassare per essere considerati adulti responsabili. Ad oggi nessuna delle due cose ha più valore.
La scuola spesso è un ‘area di parcheggio nella quale a malincuore si sosta ed il servizio per la Nazione sospeso, ma in pratica eliminato. Rispetto degli altri, delle donne, degli anziani, delle persone in genere abolito se in contrasto con il “nostro” sistema di vita, rapinato se si vede la concreta possibilità di ricavarne un utile.
Se nel volgere di pochi, pochissimi anni non si riuscirà ad avere una svolta, anche a costo di sacrifici, continueremo ad imbarbarire la società e lo Stato a perderà sempre più pezzi di territorio, le famose “zone franche” dove potrà liberamente circolare delinquenza, spaccio, leggi e comportamenti al di fuori delle basilari regole della convivenza. Ma poi, se ci si volgerà verso una Stato più rigido e rigoroso verso tutti, si andrà in giro ad innalzare cartelli sul “Viva la Libertà”.

Pier Marco Gallo

P.S. Lo so che ho tediato coloro che avranno  avuto la bontà di leggere sino alla fine, ma chi scrive ha fatto una lunga ed attenta riflessione e concluso che le “nuvole” sono molte e nere. Spero le vedano anche altri.

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