Dei doveri, della rabbia e dell’abbandono. PERIFERIE
Per definizione si deve intendere come “periferia” la zona marginale di un’area geograficamente determinata, con particolare riferimento ad un agglomerato urbano. Questa è la sintetica ed asettica descrizione di un luogo tristemente venuto alla ribalta nella cronaca recente, ma da tempo definizione di una parte delle nostre città medio/grandi dove un tempo risiedevano le classi meno abbienti, lavoratori a basso reddito o persone in forte difficoltà economica che non potevano permettersi una abitazione più decorosa.
Da anni, con le varie crisi economiche susseguitesi dopo l’avvento dell’euro, anzi per precisione dopo l’incauta gestione avvenuta nel nostro Paese del passaggio tra il valore della lira e quello dell’euro, queste periferie si sono lentamente degradate, andando ad accogliere persone spesso giunte da noi in modo non legale ed accolte con falso perbenismo, spesso frutto di interessi economici neppure troppo nascosti. Questo falso buonismo ha creato in tanti nuovi giunti, l’altrettanto falsa credenza di essere “atterrati” in una specie di “Paese dei Balocchi” per poi ritrovarsi in ben altra situazione e in condizioni economiche miserevoli. La politica, la nostra Politica, ha cavalcato a più riprese il fenomeno , da un lato molto attenta all’indiscriminata accoglienza e dall’altro poco attenta di dove queste “masse” sarebbero andate a finire. Percezione di diritti tanta, percezione di doveri assai poca, anche “vivendo” in qualche modo le notizie riportate dai nostri “media”. Scandali piccoli o grandi si sono nel tempo evidenziati, ma in definitiva è poi tutto finito in una bolla di sapone e lo sfruttamento e la povertà hanno continuato ad essere tali, mentre lo “specchietto” del guadagno facile offerto dalla criminalità ha avuto i suoi deleterei effetti.
Ad oggi le due forze politiche di Governo ed Opposizione si “litigano” da una parte per mantenere l’indiscriminatezza degli arrivi e dall’altra per vantarne la diminuzione. Il risultato è quello che alcune parti del nostro territorio, come le Stazioni ferroviarie e le periferie, si sono lasciate andare in mano a disperati o presunti tali che stanno letteralmente conquistandosi porzioni di territorio dove i “residenti storici” fanno davvero molta fatica a vivere.
I recenti fatti di cronaca con la morte, purtroppo, di un ragazzo immigrato di seconda generazione fuggito ad un posto di controllo delle Forze dell’Ordine, ha provocato alcuni giorni di violenta rivolta con la motivazione di ricercare la verità. Poco da stupirsi in una Milano che per anni ha sottovalutato con le diverse Amministrazioni le problematiche di concentrare i cosiddetti “migranti” in zone periferiche, dove la loro percentuale è andata negli anni aumentando in maniera sensibile, tanto da rendere difficile la costruzione di una società che non si basi sulla violenza e sulla prevaricazione dei più deboli, di qualsiasi origine essi siano.
Sui media si sente spesso parlare da esperti o presunti tali, opinionisti di giornata e politici, specialmente di opposizione che la tanto predicata “integrazione “ non sia avvenuta o peggio che con l’attuale situazione politica sia ancora peggiorata. Ma se per integrazione si intende dare indiscriminatamente casa, soldi e quant’altro necessiti al buon vivere a tante persone che forse l’impegnarsi per migliorare la propria situazione non pare rientrare nei doveri primari, probabilmente ci si deve o dovrà interrogare su diverse cose e su diverse politiche che anche negli ultimi anni hanno procurato enormi voragini nei conti del nostro Stato. Perché un conto è dire che “bisognerebbe fare” un conto è “fare”. E qui le diverse idee e politiche hanno la loro parte di colpa poiché pare sempre più evidente che se per un verso queste persone potrebbero, un domani, trasformarsi in elettori, da un altro verso molti di questi “migranti” servono per svolgere tanto lavoro a bassissimo prezzo, relegandoli in baracche e tendopoli che sono sotto gli occhi di tutti con nessuno che pare in grado di eliminare questo triste fenomeno.
Fuggire ad un alt delle Forze dell’Ordine è un qualcosa che non si deve fare, qualsiasi sia la motivazione del gesto, più che un diritto dei controllori è un dovere civico che andrebbe insegnato sin dalla giovane età. Invece per ceti versi e per certe teste, “si poteva lasciar correre e non inseguirli”. Ecco laddove doveri e diritti non vanno a coincidere, ecco laddove si dovrebbe lavorare e duramente per far comprendere a tutti e specialmente a coloro che si trovano legalmente o meno in un altro Paese, del quale dovrebbero rispettare leggi, lingua, tradizioni e cultura. Poi, purtroppo certe disgrazie accadono anche se le si vorrebbero evitare, ma accadono e bisogna farsene, mestamente, una ragione ed un punto da cui tutti si dovrebbe ripartire.
Ma le periferie non avrebbero dovuto diventare luoghi violenti e ricettacolo di un genere umano non sempre disposto a lavorare seriamente e ad impegnarsi per migliorare la propria posizione si economica che nella società.
Andare nei cortei a protestare, farsi paladini della violenza contro chi cerca con fatica di difendere l’ordine pubblico non porta da nessuna parte e chi queste forme di protesta sostiene, lo fa, a meno di deficienze cognitive, perché ne ha un tornaconto anche politicamente, ne ha un riscontro positivo sia da chi da queste manifestazioni trae motivo del proprio esistere e sia da chi, in questo modo, si sente autorizzato ad atti di violenza, di vandalismo, di richieste dell’avere senza nulla dare in cambio.
La propria condizione umana si dovrebbe cambiare con l’impegno, la buona educazione, lo svolgere anche lavori umili e spesso mal retribuiti, nell’intento che, dimostrandosi valido ed affidabile lavoratore, sia possibile aspirare ad un migliore trattamento e, soprattutto, guadagnarsi la fiducia di chi un lavoro, bene o male ce lo riesce a dare. Poi, ed è inutile negarlo, c’è anche chi il lavoratore lo sfrutta e lo fa di proposito per trarne profitto maggiore. Ma il combattere queste cose è compito di altri, della politica e di chi i lavoratori, ogni lavoratore dovrebbe difendere e non “usare” per interessi propri nascondendosi dietro bandiere e sopra palchi davanti ad un microfono che diffonde parole come fossero sassi da lanciare contro qualcosa o qualcuno.
Le periferie oggi sono tali perché a troppi fa comodo che lo siano e specialmente a quei gruppi che occupando stabili e predicando una falsa uguaglianza sono servi di interessi altrui e da questi “altrui” sfruttati come il più misero dei lavoratori mal pagati.
Pier Marco Gallo