mercoledì 11 Dicembre 2024 - Anno 33

VIRUS E COSE DIMENTICATE

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Cosa non si è fatto ed era semplice fare.

Sono ormai tredici lunghi mesi che la nostra vita è cambiata, e sia la politica che la scienza, in questo periodo, non hanno fatto molti passi in avanti. Dire e disdire, confermare e negare, aprire e chiudere, controllare molto e controllare poco.
Dare speranza nei vaccini, per poi far sorgere dubbi sull’effettiva validità e rischio nell’assunzione di qualcuno di loro.
Aprire le scuole, chiudere le scuole, aprire i ristoranti, chiudere i ristoranti e via dicendo per ogni singola attività. Tenere un metro, no, tenere due metri, guadagnati faticosamente dopo un anno di pandemia; come se la distanza di un misero metro, con o senza (peggio) mascherina servisse a salvarci.
Mascherina obbligatoria no, si, forse. Sì, ma solo da vicino a meno che non si corra, si vada in bici o si cammini veloce, allora si potrebbe fare senza. Una follia di indicazioni, nessuna delle quali pare sia servita a molto se i primi mesi di questo 2021 sono l’esatta fotocopia di quelli del 2020, con la sola eccezione di controlli molto meno severi e stringenti.
Cambiato Governo e rimasto Ministro, un politico di media tacca, ma non certo un tecnico, che se nel primo mandato si potrebbe essere servito di collaboratori non eccessivamente affidabili, in questa seconda esperienza ha sì cambiato collaboratori, ma resta pur sempre l’ultimo a decidere delle sorti dell’italico popolo e dei nostri anziani, le vittime predilette della pandemia.
A nostro modestissimo avviso, in questi tredici mesi si è omessa una cosa molto importante: istruire le persone a salvaguardarsi da sé! Tossire nell’incavo del braccio, starnutire nell’incavo del braccio, le indicazioni dei primi tempi poi seguite da quasi nulla se non il misero metro di distanziamento, un misero metro non può e non poteva fermare il virus se non si era protetti da mascherine degne di questo nome; mascherine che sono state a lungo assenti e scarsamente pubblicizzate poiché mancavano, come mancavano presidi adeguati per il personale sanitario.
Si poteva almeno tentare di istruire le persone a comportamenti veramente efficaci per non beccarsi il virus: quali non stare vicini, non stare assemblati, indossare sempre la mascherina quando si era fuori in vicinanza di altre persone, fare delle code decenti davanti a negozi, farmacie, bar, posta e quant’altro necessario nella quotidianità. La scuola si sarebbe potuta non chiudere se ai giovani si fosse insistentemente insegnato a non accalcarsi prima e dopo l’ingresso negli Istituti scolastici, e si poteva dare un “bonus” per le famiglie che in auto li accompagnavano e scuola e poi li andavano a riprendere, un bonus per prendere i taxi ed evitare i mezzi pubblici al massimo possibile. Invece abbiamo creato il bonus monopattini, bici, vacanze che di sensato hanno dimostrato di avere ben poco. Anche con i vaccini si è stati poco chiari. Fatto il vaccino, la prima dose, e salvata la pelle dopo l’inoculazione, si è lasciato credere che si sarebbe potuto tornare alla vita di prima.
Ma non è così e non lo sarà ancora per molto tempo poiché la campagna vaccinale sarà molto lunga e potrebbe andare avanti per anni tra prime dosi, seconde dosi e richiami se e quando si riuscirà a capire quando farli.
Invece di tante trasmissioni spesso poco utili a chiarirci le idee, sarebbe stato opportuno sia nelle scuole che sui media fare una continua opera di persuasione tra la gente a mantenere dei comportamenti il più possibile attenti a non entrare in contatto ravvicinato con altre persone che, anche se in buona salute, potrebbero essere dei positivi asintomatici.
Non quindi una società chiusa e spaventata, ma una società ed una socialità consapevole dei rischi e delle possibilità di contagio, consapevole di poter andare al bar o al ristorante, in palestra o piscina, al supermercato o al cinema, solo a determinate condizioni ed in un determinato modo, senza ammucchiarsi fuori per entrare come si vede fare adesso con i bar, le gelaterie o altro, che fanno solo consumazione esterna. Forse, con più sensibilizzazione tra le persone e qualche buona salata multa per gli inadempienti, si sarebbe potuto avere un minore impatto negativo su quasi tutte le attività commerciali ed una quotidianità meno frustrante.
Molto, anzi quasi tutto, sarebbe dipeso da noi, dai nostri comportamenti e da una sorveglianza discreta da parte di coloro a tale scopo preposti. E poi anche i furbetti o gli irriducibili avrebbero potuto essere più facilmente individuati e sanzionati.
Ma, si va avanti per un’altra strada e si pensa già alle vacanze, al mare, ad un “dopo” che se arriverà potrebbe essere ancora molto lontano e potrebbe ancora farci pagare un prezzo molto alto in vite umane.

Pier Marco Gallo

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