sabato 27 Luglio 2024 - Anno 33

“DEL SILENZIO DEL VENTO” DI ISABELLA PILERI PAVESIO

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“Suo padre non c’è più. Abbiamo fatto il possibile..” Poi i cadaveri finivano nelle sacche nere di plastica, come spazzatura, e nessuno li vedeva più.
Dall’altro lato, nella piazza deserta e umida della pioggia recente, l’asfalto pareva un lago nero e lucido.
Arrivò anche un’ambulanza, dalla quale fuoriuscì un milite, che dentro al suo scafandro di alta sicurezza si precipitò verso il semaforo. Veronica però non c’era più…
Un petalo rosso della collana che portava al collo galleggiava solitario sul nero dell’asfalto.
Intorno, la città muta e deserta dell’inizio lockdown.”
Appena uscito per i tipi di De Ferrari il quinto romanzo di Isabella Pileri Pavesio, avvocato genovese col vizio della scrittura.
Nel Del silenzio del vento, nato in pieno lockdown, il detective Giò Baglioni, come sempre protagonista dei romanzi della Pileri Pavesio,  si trova alle prese con il problema di un equilibrio mentale ed emotivo precario, distrutto da un passato episodio di coma e dal terrore che gli incute una città tristemente deserta, dove tutto è proibito. Pericoli si annidano dovunque, la forza pubblica appare minacciosa, ogni atto è passibile di sanzione, e Baglioni inizia a percorrere un’esistenza sdoppiata fra omicidi veri e presunti, antiche consuetudini famigliari ed incubi che al risveglio scompaiono, lasciando scie di indizi e  ricordi inquietanti.
Dopo le opere prime  “Morte nel fango” e “Il peccato chiama peccato”, il fortunatissimo “Schegge di memoria”, ambientato nella Londra dickensiana e vincitore nel 2017 del Premio Nazionale Rive Gauche, ha segnato il successo di Isabella Pileri Pavesio nel campo della giallistica.
Trascorso “Il costruttore di clessidre”, dove delitti ed indagini si svolgono nella cittadina piemontese di Acqui Terme, il recentissimo “Del silenzio del vento” rappresenta un’opera di rottura,  un romanzo distopico sospeso fra sogno e realtà, non privo tuttavia dei consueti ingredienti del giallo classico, con i suoi misteri da risolvere e le indagini da seguire.
“Veronica era immobile sotto il lenzuolo bianco, le guance rigate dalle lacrime.
Aveva di nuovo fatto uno strano sogno, sua sorella Francesca.
Era avvolta da un telo, nella camera mortuaria. Una mano aveva scoperto il viso.
…Restò a fissare il buio. I minuti passavano e diventavano ore.
La luce dell’alba sarebbe arrivata presto a tentare di arginare la sua paura. Arginare, non fermare.
A tratti vedeva ombre e pensava si trattasse di animali che correvano alle prime luci della sera.
Una voce femminile, sibilante, le aveva bisbigliato qualcosa. O forse era lei che aveva parlato da sola nel sonno?
Strano, quella voce assomigliava alla sua.

CARLO SBURLATI

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