sabato 27 Luglio 2024 - Anno 33

SOGNI E REALTA’

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Spesso si confonde il virtuale con il reale, il concreto con i sogni
SOGNI E REALTA’

In un’epoca nella quale tutti o quasi sono spinti verso una vita sempre più “connessa”, nella quale l’essere fuori dai “social” significa contare zero o quasi e non si e nessuno senza un “profilo” nel quale immettere con frenesia tutte le attività quotidiane, condite di foto e commenti a volte presi a prestito da autori prestigiosi capitatici quasi per caso sotto gli occhi, si tende a confondere il reale con il virtuale, il sogno con la realtà, il vero con l’inverosimile creatoci attorno artificialmente. Se poi a tutto questo si va ad aggiungere la pubblicità e la presenza degli “influencer”, il quadro si completa. Si perde il contatto con il reale per immetterci in un percorso dove tutto funziona e si muove con un sincronismo difficile da attuare nel concreto, difficile da trasformare in vita di tutti i giorni, difficile da inserire nel nostro reale quotidiano. Ed allora ecco che quel sottile muro che divide il reale dal sogno inizia ad alzarsi, inizia a fare presa sulle nostre azioni, inizia ad atrofizzare il nostro pensiero, il nostro essere “esseri pensanti”.
Difficile credere ad un mondo senza auto, tranne la nostra, come nella pubblicità; difficile credere  al medicinale da banco che in cinque minuti cinque ci fa passare il male, ci regala una bella digestione dopo un’abbuffata , ci ridà sicuro benessere. Ma è  anche difficile credere che ci sia, ad oggi, un mondo più sano, più giusto, più rispettoso dell’ambiente, quell’ambiente che noi, tutti noi volontariamente o meno continuiamo a violentare ad iniziare dall’azione più semplice: diversificare correttamente i nostri rifiuti e non gettarli nei fossi o nella scarpate, come se nascondendo un qualcosa alla vista dei più, questo qualcosa cessasse di esistere. Ma il sogno vola alto, vola sopra queste”fesserie” per cercare un Pianeta più pulito più “green” come oggi si usa sentir dire in continuazione. Si odiano le auto, somme produttrici di venefici gas, ma ne abbiamo quasi una a testa. Si vuole una mobilità rispettosa dell’ambiente, ma ci si muove troppo poco a piedi. Si vogliono prodotti genuini magari biologici, ma si arraffa qualsiasi cosa ci venga a tiro negli immensi ed ammiccanti scaffali dei supermercati.
Si va in giro a sventolare bandiere multicolori, inneggiando alla pace al rispetto degli altri, all’aiuto verso i più poveri, ma poi ci si ubriaca in discoteca e si muore di notte sulle strade che sono sempre umide, scivolose, magari con troppi alberi e troppe curve.
Ed allora dove finisce il sogno, la bella visione di un tutto armonico ed amico? E dove se ne va a finire la realtà crudele solo verso chi dimentica la prudenza, la moderazione in ogni cosa dalla più insignificante sino alla  più importante: la nostra vita e la nostra dignità di esseri umani.
Abbiamo creato organismi sovranazionali che raccolgono presso che tutti i Paesi del Mondo, ma non siamo capaci di farli funzionare, ci sono i “veti” c’è l’unanimità dei consensi, due cose che uccidono qualsiasi azione , tranne quella di far fuori una mole imponente di soldi dei Paesi che vi aderiscono. Eccolo un altro esempio di sogno e realtà che si scontrano e vince la realtà, l’amara consapevolezza che nulla potrà mai scaturire di effettivamente importante da queste enormi Istituzioni sovranazionali. Ma li manteniamo ed ogni tanto si fa pure credere che possano funzionare, ma non è vero.
E poi ci sono altri aspetti di questo nostro tempo, creati per funzionare e portare giusto benessere, ci sono organizzazioni, unioni di Stati, modo di gestire il bene comune di una Nazione che nella loro accezione potrebbero essere perfetti, come in un bel sogno, ma poi si vanno a scontrare con l’uomo, l’uomo fatto di interessi, fatto della bramosia di arricchirsi, di essere potente, più potente di un altro ed in grado di piegare ai suoi scopi anche le migliori organizzazioni pensate per creare benessere generale ed invece finemente assoggettate al particolare, con piccole briciole per tutti gli altri, come quando si concede a d un piccione o ad un gabbiamo di spiaggia qualche briciola del nostro succulento panino.
E poi ci sono i giovani, loro sempre  avanti a tutti i sogni, con la loro vitalità, con i loro entusiasmi, con la loro voglia di nuovo, di migliore.  Vanno fuori, a gridare al mondo le loro idee, la loro voglia di cambiamento di miglioramento e non sembrano rendersi conto che spesso, molto spesso, sono usati perché in quel momento è conveniente far sentire la loro voce, appoggiare le loro idee, se da queste ne possono derivare vantaggi per qualcuno e non per qualche cosa per tutti.
E’ complicato e ce ne rendiamo ben conto l’argomento sul quale stiamo dibattendo e, forse, neppure nello scritto è tutto chiaro. Ci sono linee che dovrebbero incrociarsi e rafforzarsi, ma che, invece, si farà in modo che mai si incontrino e che, pertanto, mai si rafforzino trasformando il sogno in realtà e bisogna fermamente credere che qualche volta sarebbe possibile, se lo si volesse, se si potesse lasciare da una parte un certo “io” molto grande e molto forte, quello stesso “io” che ci fa credere ciò che non è credibile, ma conveniente, quello stesso “io” che ci porta a condannare le azioni degli altri, a criticare, negli altri, quello che noi stessi, prima, non siamo stati capaci di fare.
Non dovrebbe essere possibile mettere sempre al centro delle nostre azioni l’interesse, il conviene o il non conviene, trasformare qualche volta in realtà il sogno possibile, per sentirci liberi, leggeri, appagati delle nostre azioni, anche se da esse non derivasse alcuna carica, alcun compenso, alcuna aumento del potere personale, poiché in antichi popoli saggi la più grande ricompensa per l’uomo erano le sue azioni al servizio degli altri e la propria intelligenza rivolta al benessere comune, con la saggezza e la serenità delle esperienze passate che indicavano la via da seguire. Ma oggi le strade si percorrono a velocità sempre maggiori ed i sentieri restano abbandonati e poco seguiti, quei sentieri che spesso sono stati la via dei saggi.

Pier Marco Gallo

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